Ho letto ieri l’articolo di sul Fatto “Quando
la pubblicità è istigazione a delinquere” e mi è tornato in mente a
Febbraio ho presentato “da cittadina” un ricorso allo IAP (Istituto di Autodisciplina
Pubblicitaria di Milano) perché a sentire la Sisal concludere i suoi infiniti
spot con “Gioca il Giusto”, mi ribolle il sangue nelle vene….
A norma delle procedure e dei regolamenti ho presentato
il ricorso sul sito e ho atteso, poi dopo
quasi un mese ho sollecitato e infine nel maggio scorso mi è arrivata la
risposta. Il tutto “privatamente”, via mail, in quanto nella sezione online non trovo traccia né del mio ricorso, né della
sentenza del Giurì, forse perché i “ricorsi dei cittadini” sono meno importanti
di quelli tra aziende investitrici…
Amici pubblicitari e non, fatevi questa lettura, che ne
vale davvero la pena!
IL RICORSO
Contesto il
claim istituzionale Sisal: GIOCA IL GIUSTO in quanto ingannevole (art
2), contrario alle convinzioni morali (art 10) e etiche legate al mondo del
gioco e alle scommesse e chiedo che
venga rimosso da ogni comunicazione tv e radio (qui un soggetto qualsiasi a
titolo di esempio http://www.youtube.com/watch?v=lwVSc3uhgSw
).
Con il
preteso intento di controbilanciare la propria stessa pubblicità che sollecita
la gente a giocare di più, la Sisal conclude le sue comunicazioni con un messaggio che – apparentemente - sembra
invitare alla morigerazione nel gioco.
Ma nella sostanza, attraverso le parole
usate e il loro senso, la Sisal esce dai
confini del gioco Enalotto, e conclude il suo messaggio veicolando un concetto
di positività generalizzata relativo al mondo del gioco d’azzardo e delle
scommesse in senso lato, incluso i casino online, le slot machines, ecc,
con un claim che subdolamente vuole
ribaltare completamente il senso comune legato al pericoloso mondo delle
scommesse e dei giochi d’azzardo.
GIOCA IL
GIUSTO conferisce una positività FASULLA e manipolatoria al concetto di gioco
d’azzardo/ scommesse a tutto tondo (di qui l’ingannevolezza e l’intento
plagiatorio che trascende il prodotto Enalotto) andando a sedimentare nei
processi mentali del consumatore, una frase che MODIFICA LA PERCEZIONE DEL
GIOCO (D’AZZARDO) in generale, attribuendo all’atto di giocare un valore
positivo (il giusto!) come se giocare “un tot” fosse una cosa buona e giusta,
desiderabile e augurabile, lasciando intendere che giocare è come mangiare una mela che
se ne mangi una al giorno tutti sanno che tiene il medico lontano,
ma se esageri e ne mangi una cesta ti viene il mal di pancia.
Se il claim
di Sisal è sostenibile, a quando “Fuma il giusto”, “Drogati appena quel che
basta”, “Inquina pure ma senza esagerare”? “Gioca il giusto” vuole
legittimare quel che pretende di voler moderare, in modo subdolo e malevolo. Nel
bambino e nell’adolescente, futuro giocatore, ammanta il gioco di un valore
positivo, lo predispone psicologicamente
al desiderio del gioco facendolo sentire “nel giusto”. Insomma coi livelli
di pressione di Sisal, un disastro dagli effetti imponderabili sul lungo
periodo.
Il gioco
d’azzardo, anche nel minimo investimento di una schedina dell’enalotto, non può
essere collegato in alcun modo a valori positivi. Giocare non è “giusto”, e
non esiste un livello “giusto” di gioco.
Si sarebbe potuto dire "gioca
senza esagerare". Come mai non è stato usato questo claim sul quale non ci
sarebbe stato niente da ridire?
La
pubblicità può lecitamente sollecitare gli italiani a giocare facendoli sognare
su cosa potrebbero fare se vincessero, ma NON DEVE in alcun modo CONDIZIONARLI
A PENSARE CHE CI SIA UNA SOGLIA DI GIOCO “GIUSTA”, non “accettabile” o
“tollerabile” o “non pericolosa”, ma “buona e giusta”, benefica e addirittura
auspicabile da ogni persona per il suo stesso benessere come il claim
"gioca il giusto" suggerisce.
LA RISPOSTA
Desideriamo informarLa che il Comitato di Controllo, esaminato il telecomunicato in oggetto, non ha
ravvisato elementi di contrasto con le norme del Codice di Autodisciplina
della Comunicazione Commerciale.
Sebbene l’organo di controllo abbia apprezzato la
disamina da Lei proposta riguardo al pay-off “gioca il giusto”, ha tuttavia
ritenuto che tale lettura non coincida con quella prevalente nel pubblico. Si ritiene infatti che il claim non possa essere decodificato
come espressione di un valore etico positivo, ma più semplicemente come “gioca
entro i confini dell’accettabile”.
Le prefigurate analogie suggestive, ma incomparabili,
con il fumo e la droga, non tengono conto che il gioco è un’attività lecita ed
autorizzata dallo Stato e non ha quella sistematica e ineludibile pericolosità
che ha invece il fumo; con la droga, la pericolosità e l’illecito sono
pacifici.
Il caso pertanto è stato archiviato.
RingraziandoLa per la considerazione, porgiamo i
nostri migliori saluti.
I.A.P. La Segreteria
AL CHE, CONCLUDO IL MIO TENTATIVO INVIANDO UN’ULTIMA MAIL
Sinceramente essendo
lo Stato Italiano cointeressato alla vendita/consumo di sigarette,
alcolici e del gioco d’azzardo (accantoniamo un attimo il discorso droga) mi
pare di avere fatto dei paragoni molto calzanti!
Che direbbe il Gran
Giurì se Tavernello o Bacardi o Heineken o Campari dicessero BEVI IL GIUSTO
anziché BERE E GUIDARE NON VANNO D’ACCORDO? Dubito che la cosa passerebbe così,
date le stragi del sabato sera, ma siccome i giornali non sono pieni di gente
(giovane) rovinata dal gioco, ora come ora si preferisce “tollerare”. Ma è
sbagliatissimo e i danni si vedranno sul lungo periodo!!!
Oltretutto mentre
il detto popolare quantifica la “modica quantità” di vino che fa
buon sangue (un bicchiere), nel claim “GIOCA IL GIUSTO”
a)
non si fa riferimento ad alcun detto o sentiment
popolare,
b)
si cerca anzi di creare quell’associazione mancante nella
mente degli italiani che ancora non giocano (in particolare giovani generazioni)
per POSIZIONARE il gioco come una cosa POSITIVA al pari della mela o
del bicchiere di vino al pasto
c)
si lascia solo il “consumatore” a trovare la sua “giusta
quantità”
che qual è? 1 gratta e vinci al pasto per l’equivalente minimo di 60 euro al
mese? E se uno gioca anche con le slot machines, quanto è il giusto? E se fa
una puntatina la casino online? Dipende dal reddito o dal buon senso? Oltre
quale soglia bisogna cominciare a preoccuparsi? Insomma, il QUID diventa
un fatto soggettivo e non oggettivo come nel bicchiere di vino! Attenzione che
non sono questioni di lana caprina….
Sono stata una
pubblicitaria in grandi agenzie internazionali per 29 anni e conosco perfettamente il sottilissimo
crinale che sta tra un claim pienamente lecito e uno subdolo, negativo ma
difficilmente contestabile. I signori della Sisal e la loro agenzia
rientrano in questa seconda categoria e mi spiace constatarlo – con il supporto
del nostro organo di autodisciplina.
I danni che la
pubblicità ha fatto dai suoi albori saranno oggetto di studio delle prossime
generazioni. In un momento di così grave crisi economica dare alle giovani
generazioni l’insegnamento GIOCA IL GIUSTO è oggettivamente GRAVE, anche se al
momento conviene tollerarlo.
ECCO LA LORO ULTIMA RISPOSTA
Gentile Signora,
facciamo seguito alla Sua comunicazione del 30 maggio
scorso, per precisare che il Comitato di Controllo, pur avendo valutato le Sue
puntualizzazioni in merito al messaggio pubblicitario in questione, seguita a
ritenere che la comunicazione non si profili in contrasto con le norme del
Codice.
Ciò ovviamente non toglie che, ai sensi dell’art. 36 del
Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale, “chiunque” vi abbia
interesse conservi la possibilità di chiedere l’intervento del Giurì, secondo
la procedura indicata nel nostro sito http://www.iap.it/it/istanze.htm.
Con i migliori saluti.
I.A.P. La Segreteria
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