mercoledì 11 luglio 2012

Il mio ricorso allo IAP per il claim "Gioca il Giusto"


Ho letto ieri l’articolo di sul Fatto “Quando la pubblicità è istigazione a delinquere” e mi è tornato in mente a Febbraio ho presentato “da cittadina” un ricorso allo IAP (Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria di Milano) perché a sentire la Sisal concludere i suoi infiniti spot con “Gioca il Giusto”, mi ribolle il sangue nelle vene….

A norma delle procedure e dei regolamenti ho presentato il ricorso sul sito e ho atteso, poi dopo quasi un mese ho sollecitato e infine nel maggio scorso mi è arrivata la risposta. Il tutto “privatamente”, via mail, in quanto nella sezione online  non trovo traccia né del mio ricorso, né della sentenza del Giurì, forse perché i “ricorsi dei cittadini” sono meno importanti di quelli tra aziende investitrici…

Amici pubblicitari e non, fatevi questa lettura, che ne vale davvero la pena!


IL RICORSO

Contesto il claim istituzionale Sisal: GIOCA IL GIUSTO in quanto ingannevole (art 2), contrario alle convinzioni morali (art 10) e etiche legate al mondo del gioco e alle scommesse e chiedo che venga rimosso da ogni comunicazione tv e radio (qui un soggetto qualsiasi a titolo di esempio http://www.youtube.com/watch?v=lwVSc3uhgSw ).
Con il preteso intento di controbilanciare la propria stessa pubblicità che sollecita la gente a giocare di più, la Sisal conclude le sue comunicazioni con un messaggio che – apparentemente - sembra invitare alla morigerazione nel gioco.
Ma nella sostanza, attraverso le parole usate e il loro senso, la Sisal esce dai confini del gioco Enalotto, e conclude il suo messaggio veicolando un concetto di positività generalizzata relativo al mondo del gioco d’azzardo e delle scommesse in senso lato, incluso i casino online, le slot machines, ecc, con un claim che subdolamente vuole ribaltare completamente il senso comune legato al pericoloso mondo delle scommesse e dei giochi d’azzardo.
GIOCA IL GIUSTO conferisce una positività FASULLA e manipolatoria al concetto di gioco d’azzardo/ scommesse a tutto tondo (di qui l’ingannevolezza e l’intento plagiatorio che trascende il prodotto Enalotto) andando a sedimentare nei processi mentali del consumatore, una frase che MODIFICA LA PERCEZIONE DEL GIOCO (D’AZZARDO) in generale, attribuendo all’atto di giocare un valore positivo (il giusto!) come se giocare “un tot” fosse una cosa buona e giusta, desiderabile e augurabile,  lasciando intendere che giocare è come mangiare una mela che se ne mangi una al giorno tutti sanno che tiene il medico lontano, ma se esageri e ne mangi una cesta ti viene il mal di pancia.
Se il claim di Sisal è sostenibile, a quando “Fuma il giusto”, “Drogati appena quel che basta”, “Inquina pure ma senza esagerare”? “Gioca il giusto” vuole legittimare quel che pretende di voler moderare, in modo subdolo e malevolo. Nel bambino e nell’adolescente, futuro giocatore, ammanta il gioco di un valore positivo, lo predispone psicologicamente al desiderio del gioco facendolo sentire “nel giusto”. Insomma coi livelli di pressione di Sisal, un disastro dagli effetti imponderabili sul lungo periodo.
Il gioco d’azzardo, anche nel minimo investimento di una schedina dell’enalotto, non può essere collegato in alcun modo a valori positivi. Giocare non è “giusto”, e non esiste un livello “giusto” di gioco.  
Si sarebbe potuto dire "gioca senza esagerare". Come mai non è stato usato questo claim sul quale non ci sarebbe stato niente da ridire?
La pubblicità può lecitamente sollecitare gli italiani a giocare facendoli sognare su cosa potrebbero fare se vincessero, ma NON DEVE in alcun modo CONDIZIONARLI A PENSARE CHE CI SIA UNA SOGLIA DI GIOCO “GIUSTA”, non “accettabile” o “tollerabile” o “non pericolosa”, ma “buona e giusta”, benefica e addirittura auspicabile da ogni persona per il suo stesso benessere come il claim "gioca il giusto" suggerisce.

LA RISPOSTA

Desideriamo informarLa che il Comitato di Controllo, esaminato il telecomunicato in oggetto, non ha ravvisato elementi di contrasto con le norme del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Sebbene l’organo di controllo abbia apprezzato la disamina da Lei proposta riguardo al pay-off “gioca il giusto”, ha tuttavia ritenuto che tale lettura non coincida con quella prevalente nel pubblico. Si ritiene infatti che il claim non possa essere decodificato come espressione di un valore etico positivo, ma più semplicemente come “gioca entro i confini dell’accettabile”.
Le prefigurate analogie suggestive, ma incomparabili, con il fumo e la droga, non tengono conto che il gioco è un’attività lecita ed autorizzata dallo Stato e non ha quella sistematica e ineludibile pericolosità che ha invece il fumo; con la droga, la pericolosità e l’illecito sono pacifici.

Il caso pertanto è stato archiviato.

RingraziandoLa per la considerazione, porgiamo i nostri migliori saluti.
              
I.A.P. La Segreteria

AL CHE, CONCLUDO IL MIO TENTATIVO INVIANDO UN’ULTIMA MAIL
Sinceramente essendo lo Stato Italiano cointeressato alla vendita/consumo di sigarette, alcolici e del gioco d’azzardo (accantoniamo un attimo il discorso droga) mi pare di avere fatto dei paragoni molto calzanti!
Che direbbe il Gran Giurì se Tavernello o Bacardi o Heineken o Campari dicessero BEVI IL GIUSTO anziché BERE E GUIDARE NON VANNO D’ACCORDO? Dubito che la cosa passerebbe così, date le stragi del sabato sera, ma siccome i giornali non sono pieni di gente (giovane) rovinata dal gioco, ora come ora si preferisce “tollerare”. Ma è sbagliatissimo e i danni si vedranno sul lungo periodo!!!
Oltretutto mentre il detto popolare quantifica la “modica quantità” di vino che fa buon sangue (un bicchiere), nel claim “GIOCA IL GIUSTO” 
a)     non si fa riferimento ad alcun detto o sentiment popolare,
b)    si cerca anzi di creare quell’associazione mancante nella mente degli italiani che ancora non giocano (in particolare giovani generazioni) per POSIZIONARE il gioco come una cosa POSITIVA al pari della mela o del bicchiere di vino al pasto
c)     si lascia solo il “consumatore” a trovare la sua “giusta quantità” che qual è? 1 gratta e vinci al pasto per l’equivalente minimo di 60 euro al mese? E se uno gioca anche con le slot machines, quanto è il giusto? E se fa una puntatina la casino online? Dipende dal reddito o dal buon senso? Oltre quale soglia bisogna cominciare a preoccuparsi?  Insomma, il QUID diventa un fatto soggettivo e non oggettivo come nel bicchiere di vino! Attenzione che non sono questioni di lana caprina….
Sono stata una pubblicitaria in grandi agenzie internazionali per 29 anni e conosco perfettamente il sottilissimo crinale che sta tra un claim pienamente lecito e uno subdolo, negativo ma difficilmente contestabile. I signori della Sisal e la loro agenzia rientrano in questa seconda categoria e mi spiace constatarlo – con il supporto del nostro organo di autodisciplina.
I danni che la pubblicità ha fatto dai suoi albori saranno oggetto di studio delle prossime generazioni. In un momento di così grave crisi economica dare alle giovani generazioni l’insegnamento GIOCA IL GIUSTO è oggettivamente GRAVE, anche se al momento conviene tollerarlo.

ECCO LA LORO ULTIMA RISPOSTA

Gentile Signora,

facciamo seguito alla Sua comunicazione del 30 maggio scorso, per precisare che il Comitato di Controllo, pur avendo valutato le Sue puntualizzazioni in merito al messaggio pubblicitario in questione, seguita a ritenere che la comunicazione non si profili in contrasto con le norme del Codice.

Ciò ovviamente non toglie che, ai sensi dell’art. 36 del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale, “chiunque” vi abbia interesse conservi la possibilità di chiedere l’intervento del Giurì, secondo la procedura indicata nel nostro sito http://www.iap.it/it/istanze.htm.

Con i migliori saluti.
I.A.P. La Segreteria



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